Modena24: Cecilia Rinaldi, fashion designer modenese, classe 1987. Dall’Accademia Italiana di Arte Moda Design di Firenze, sei passata ad un periodo di gavetta in uno studio stilistico modenese e di studi all’University of Art for Fashion di Berlino, poi sei andata a studiare e lavorare per quasi un anno in America – a Dallas, nel Texas, U.S.A. – come stilista per bambini e presso un atélier di lusso.

Come cambia il mondo del lavoro dall’Italia a fuori?

Nei mesi trascorsi negli USA ho potuto constatare che il mercato del lavoro è molto più dinamico che da noi in Europa, ma soprattutto che per istaurare rapporti di lavoro si bada molto di più alla sostanza ed al merito. Il famoso pragmatismo americano si esprime in modo evidente con il “Fammi vedere cosa sai fare!” anziché che con il “Chi ti manda?”. Durante la mia esperienza ho avuto occasione di instaurare relazioni e di essere introdotta in ambienti a livelli impensabili a Modena: ho conosciuto personal shoppers newyorkesi e non solo, persone introdotte negli ambienti televisivi, artisti, docenti universitari, giudici, avvocati, …. Bisogna comunque avere il coraggio di percorrere nuove strade avendo la consapevolezza di lasciarne altrettante, anche se si può trattare di un periodo limitato nel tempo, ma soprattutto lavorare sodo perché anche gli USA, anzi soprattutto gli Stati Uniti, non ti regalano niente.

Modena24: Perchè hai scelto di tornare all’ombra della Ghirlandina? Quali sono le tue prospettive qui e quali sarebbero le tue prospettive se decidessi invece di ripartire per l’America?

Non direi proprio all’ombra della Ghirlandina, Modena è una bellissima città, a misura d’uomo e dovremmo apprezzarla forse un po’ di più. Sono tornata per diversi motivi: sono prevalsi la ricerca di un posto stabile dopo tanti viaggi affrontati, gli affetti, il richiamo delle radici, quell’attaccamento al bel paese, a quel bel paese che ci fa non poco arrabbiare quando ci siamo dentro, ma che sembra così incredibile quando ne siamo lontani. Scelta azzardata probabilmente, o secondo i più non conveniente, quella di rimanere nel mio paese, anche per cercare nel mio piccolo di migliorarlo!

A due mesi dal mio rientro, dopo una profonda riflessione e la perdita di mia nonna, elemento fondamentale nella mia famiglia e nella mia vita, ho deciso di restare definitivamente per intraprendere pian piano una mia attività artigianale di sartoria/abbigliamento donna (per ora solo donna) basandomi sull’handmade, sull’eccellenza italiana e sull’eco sostenibilità, prediligendo piccole coltivazioni e botteghe italiane e l’utilizzo di tessuti bio/organici puntando quindi sulla cosidetta moda etica con l’intenzione in un secondo momento di esportarla in tutto il mondo.  Se invece decidessi di tornare negli USA farei la stessa cosa ma da Dallas, tipica e nuovissima metropoli statunitense enorme e alquanto dispersiva nettamente in espansione in termini di sviluppo e ricchezza, dove creerei e condurrei il mio studio ed atelier lavorando e commerciando in tutti gli States ed eventualmente in tutto il mondo con mano autentica italiana.

Modena24: Parlaci della tua collezione di moda etica, che ha ottenuto un prestigioso riconoscimento dalla tua città – verrà infatti presentata a Modena il prossimo 17 maggio, alla Galleria Civica, durante il Nessun Dorma.

Si, sono stata invitata ad esporre (insieme ad altri stilisti emergenti) la mia prima collezione capsule di lancio il 17 maggio in Galleria Civica. Sarà una sfilata dedicata alla moda critica ed etica, all’eco sostenibile, al riciclo, all’attenzione sui nuovi giovani artigiani che pian piano stanno aumentando in tutta Italia. Dietro tale iniziativa c’è anche l’intento di insegnare alle nuove generazioni l’importanza di avere un atteggiamento critico ed etico, di iniziare ad avere coraggio di puntare soprattutto sui noi stessi, puntare sull’aiuto reciproco, su uno spirito collaborativo, umanitario rimboccandosi le maniche e lavorando sodo. Tornare quindi ad ingegnarsi con le mani, con la testa e con il cuore puntando sul passaparola, sul comunicare con gli altri, senza dimenticare i grandi cambiamenti globali e l’immenso mondo che c’è al di fuori dell’Italia raggiungendolo, non solo grazie a viaggi, ma anche grazie all’utilizzo consenzioso della grande rete di comunicazione online. Insieme all’handmade ed all’alta artigianalità che caratterizza la mia collezione, dietro ad essa c’è una grossa ricerca riguardante i materiali e la loro provenienza: sto utilizzando infatti tessuti bio/organici certificati provenienti da piccole botteghe italiane artigianali e da piccole coltivazioni italiane quest’ultime scoperte anche grazie ad una bella collaborazione con il commercio equo solidale. I miei punti d’ispirazione sono grandi stilisti quali Jil Sander, Ann Demeulemeester, Rick Owens, Ferragamo, prediligo quindi uno stile sofisticato urban chic, decostruito, con tocchi orientali caratterizzato dall’alta artigianalità sartoriale. Oltre la giornata del 17 maggio, a giugno sto organizzando un evento esclusivo di presentazione solo per la mia linea presso l’Agriturismo Cento Fiori di Marzaglia in collaborazione con l’Art Gallery Cafè di Modena ed alcuni miei capi saranno esposti nello studio THC_architecture in via Carteria 24.

Modena24: Stai lavorando anche ad un altro progetto, questa volta dalla vocazione sociale, per una banda musicale di ragazzi “svantaggiati”. Ce lo vuoi descrivere?

Si, sto lavorando ad un progetto sociale con la collaborazione di NuovaMente della Caritas di Reggio Emilia: stiamo progettando e confezionando le divise per una banda musicale di ragazzi. È un progetto che nasce con l’intento di unire ragazzi di Sassuolo che conducono vite normali con ragazzi che presentano difficoltà d’integrazione nella società dovute a diverse ragioni sociali. È nata così la BandaBum di Sassuolo, gruppo di sole percussioni e corpo di danza, composta da una trentina di ragazzi e ragazze che si esibiscono durante sfilate carnevalesche ed eventi di festa varie con la voglia di rendere “vive” le strade dei paesi e delle città. Questa banda ha preso ispirazione da un progetto sociale del quartiere Scampia di Napoli, la BandaBaleno Murga di Napoli, banda che ha origini dalla Murga, una forma di teatro di strada che unisce musica, canto e danza, nata in Argentina nel secolo scorso come danza e suono di protesta, una forma artistica ibrida che diventa la “voce del popolo”, una pulsazione che tutto l’anno scuote le strade, rivendicando con forza giustizia sociale e diritto all’allegria.

Sono convinta che, come Emergency crea e gestisce ospedali e reparti operatori, anche e soprattutto nei paesi più poveri o in scenari di guerra, garantendo comunque i livelli di eccellenza dell’occidente più evoluto, anche i ragazzi più svantaggiati, relegati per vari motivi ai margini della società, abbiano diritto alla massima considerazione. Credo che quando si presenti loro l’opportunità di esprimersi, in questo caso con la musica e la danza, debbano poterlo fare con i migliori strumenti possibili. Perciò, insieme alle fantastiche collaboratrici di NuovaMente, ho messo anche in questo progetto il massimo impegno ed accuratezza, perché i ragazzi della BandaBum, nelle loro esibizioni, si possano dimostrare bravi e “belli” indossando i loro coloratissimi ed eccentrici frac.